The Novel Sveigur (The Wreath) translated to Italian by Silvia Cosimini.
From the book:
Fu solo molto tempo dopo che il fanciullo scoprì in cosa consistevano i doveri dei monaci, che li tenevano sempre così impegnati. Fu quando frate Sveinn gli spegò come i confratelli fossero obbligati a montare una guardia che non potevano mai abbassare. Per questo celebravano gli uffici divini di notte e di giorno, ed erano stati incaricati da Dio di salvaguardare ciò che Lui aveva affidato loro, e di proteggerlo in qualità di suoi soldati e custodi. Combattenti nei loro alloggiamenti, pronti a dedicarsi a quanto Iddio chiedeva; con la mente aperta dovevano trovare dentro di sè ciò che Lui aveva in mente per loro. C‘erano momenti dedicati alla preghiera, in cui dovevano essere disposti a recepire tutto quello che Dio poteva far loro assimilare. E l‘ufficio divino serviva a liberare la mente da qualsiasi altra cosa che non fosse servire Dio, e a recepire il suo messaggio in lucida coscienza, ad accettare la forza della grazia del Signore e conservarsi purificati, con una condotta retta e onesta in modo da poter accogliere la Sua potenza senza lacerarsi e scoppiare di superiorità, ma piuttosto agendo e veicolando tale energia affinchè altri inesperti e impuri potessero ricevere cure e forza vitale. Il loro ruolo era quello di assicurare che il regno di Dio potesse compiersi e perdurare.
Frate Sveinn gli disse anche che alla Candelora si era a metà via nel buio invernale, verso la luce primaverile: É allora che facciamo circolare i libri tra di noi; tu avrai questo libro, che dovrai leggere e memorizzare, come noialtri facciamo con il libro che ci viene assegnato. Qui da noi non siamo rigidi come dai benedettini, perchè loro sono obbligati a saper discernere quanto sta scritto nel libro entro la Candelora successiva. Ma per noi è più un trastullarsi e svagarsi, perchè ci sembra anche sano esercitare la memoria e acutizzare l‘attenzione. Così ora potrai svagarti anche tu. Ma non sentirti troppo gravato: a noi confratelli fa piacere sapere che sei con noi. Qui possiamo respirare con calma e in profondità, nella pace di Dio; Dio si occupa di ciò che facciamo, Lui pensa a noi, alla bisogna. E non ha niente in contrario se raccogliamo materiale e scriviamo libri. Desidera solo che costruiamo il testo nel modo più appropriato, affinchè suoni bene e riecheggi se letto ad alta voce, e trova preferibile che non utilizziamo più parole del necessario, perchè tutto sia corretto e quanto realizziamo non venga disturbato da dati superflui. Possiamo anche essere indulgenti, se parlando sconfiniamo nel dilettevole; allo stesso tempo tuttavia è bene pensare mentre parliamo, e coltivare tra di noi il materiale che più si confà a creare una bella storia.
(p. 74-75)